Mi faccio portavoce di questo interessantissimo articolo apparso ieri sul quotidiano 'la Repubblica'.
Pianeta Vega / L' esercito dell' addio alle carni 'La natura si salva anche così'
Repubblica — 21 febbraio 2009 pagina 13 sezione: MILANO
Non solo vegetariani. Ma vegani: il che significa rinunciare, oltre a carne e pesce, anche agli altri derivati animali (latte, uova, miele). Sono sempre di più, fra i diecimila vegetariani milanesi, e in aumento tra i giovani. Tanto che aziende come l' Ikea con la supervisione dell' Associazione vegetariana italiana, attiva a Milano dal 1969, si premurano di stilare per loro menù su misura. «La carne si annida ovunque e all' inizio è divertente scovare tutti gli ingredienti dei cibi, poi diventa routine», racconta Marta B., 31 anni, vegana da quattro, che fa la spesa all' associazione Progetto Gaia in via Copernico 41: cambusa doc e centro di rifornimento anche per scarpe senza pelle, borse in canapa, cosmetici e detersivi non testati su animali. «Compro cereali, legumi, sostitutivi della carne come il seitan, a base di glutine di frumento e poi tanti prodotti con la soia, frutta e verdura. Ho imparato a farmi da mangiare a casa e mi costa anche molto meno». Ma cosa spinge i giovani a una dieta che è tutto il contrario di un classico menù fast food e dei prodotti visti in tivù? «Tutti abbiamo bisogno d' ideali e viviamo in un' epoca che ne è povera», spiega Carmen Somaschi, presidente dell' Associazione vegetariana italiana (viale Brianza 20, telefono 02.45.47.17.20), dove ha sede anche la Scelta, un' altra fonte strategica per gli acquisti. «Probabilmente i giovani si identificano nella nostra coerenza. Di certo a dare un forte impulso al movimento è stato Internet». L' avvento della gioventù in cucina ad aprire confezioni di seitan, tofu e mopur - sorta di carne vegetale brevettata, a base di legumi e cereali, che riproduce gli otto aminoacidi delle proteine di quella vera, nella versione simil affettati (22 euro al chilo) o da cuocere (18,50 euro al chilo) - e sorseggiare latte rigorosamente a base vegetale (soia, riso o mandorle) è confermata dagli addetti ai lavori. I giovani, sostiene Manlio Massi, tra i fondatori dell' associazione Progetto Gaia, «arrivano molto informati grazie a libri e Internet e decidono di farsi vegani per non essere più fruitori e corresponsabili della catena produttiva che sfrutta gli animali, oltre che per rispetto dell' ambiente e della propria salute». Nessuno ha voglia di tornare indietro. «Sono contento della mia vita da vegano e non vorrei più essere come prima, perché adesso ho una sensibilità diversa», spiega Walter, 29 anni, vegan da tre e mezzo, un lavoro nell' organizzazione di serate di musica rock. «Cerco di acquistare il meno possibile e materie prime come come cereali, farine, legumi, verdure e nessun prodotto già pronto. Ho imparato a cucinare, sperimento e scambio idee con gli amici». Sua madre, all' inizio l' ha presa un po' così, non assaggia niente di suo per principio, ma ogni tanto gli acquista qualcosa. Anche sul fronte di abbigliamento e accessori la posizione è precisa. «Non compro più scarpe in pelle, ma neanche le scarpe con la V di vegetarian - continua Walter - Esploro anche altri canali, per esempio i mercati, dove trovare le cose che vorrei, oppure se posso le realizzo io stesso. Essere vegano per me non vuol dire solo attingere dal frigo del biologico vegan al supermercato, ma rappresenta una scelta che ti apre un modo di vita opposto, o almeno alternativo, al sistema. L' orizzonte a cui guardo è uno stile di vita più in contatto con la natura». E come reagiscono gli altri alla notizia? «Dipende: c' è chi dice che sono pazzo, chi se ne è uscito con un "adesso ci manca solo che diventi omosessuale", chi si interessa per poi concludere "io ci riuscirei mai". Ma se spieghi come stanno le cose, c' è anche chi capisce». - ANGELA PUCHETTI
Repubblica — 21 febbraio 2009 pagina 13 sezione: MILANO
Non solo vegetariani. Ma vegani: il che significa rinunciare, oltre a carne e pesce, anche agli altri derivati animali (latte, uova, miele). Sono sempre di più, fra i diecimila vegetariani milanesi, e in aumento tra i giovani. Tanto che aziende come l' Ikea con la supervisione dell' Associazione vegetariana italiana, attiva a Milano dal 1969, si premurano di stilare per loro menù su misura. «La carne si annida ovunque e all' inizio è divertente scovare tutti gli ingredienti dei cibi, poi diventa routine», racconta Marta B., 31 anni, vegana da quattro, che fa la spesa all' associazione Progetto Gaia in via Copernico 41: cambusa doc e centro di rifornimento anche per scarpe senza pelle, borse in canapa, cosmetici e detersivi non testati su animali. «Compro cereali, legumi, sostitutivi della carne come il seitan, a base di glutine di frumento e poi tanti prodotti con la soia, frutta e verdura. Ho imparato a farmi da mangiare a casa e mi costa anche molto meno». Ma cosa spinge i giovani a una dieta che è tutto il contrario di un classico menù fast food e dei prodotti visti in tivù? «Tutti abbiamo bisogno d' ideali e viviamo in un' epoca che ne è povera», spiega Carmen Somaschi, presidente dell' Associazione vegetariana italiana (viale Brianza 20, telefono 02.45.47.17.20), dove ha sede anche la Scelta, un' altra fonte strategica per gli acquisti. «Probabilmente i giovani si identificano nella nostra coerenza. Di certo a dare un forte impulso al movimento è stato Internet». L' avvento della gioventù in cucina ad aprire confezioni di seitan, tofu e mopur - sorta di carne vegetale brevettata, a base di legumi e cereali, che riproduce gli otto aminoacidi delle proteine di quella vera, nella versione simil affettati (22 euro al chilo) o da cuocere (18,50 euro al chilo) - e sorseggiare latte rigorosamente a base vegetale (soia, riso o mandorle) è confermata dagli addetti ai lavori. I giovani, sostiene Manlio Massi, tra i fondatori dell' associazione Progetto Gaia, «arrivano molto informati grazie a libri e Internet e decidono di farsi vegani per non essere più fruitori e corresponsabili della catena produttiva che sfrutta gli animali, oltre che per rispetto dell' ambiente e della propria salute». Nessuno ha voglia di tornare indietro. «Sono contento della mia vita da vegano e non vorrei più essere come prima, perché adesso ho una sensibilità diversa», spiega Walter, 29 anni, vegan da tre e mezzo, un lavoro nell' organizzazione di serate di musica rock. «Cerco di acquistare il meno possibile e materie prime come come cereali, farine, legumi, verdure e nessun prodotto già pronto. Ho imparato a cucinare, sperimento e scambio idee con gli amici». Sua madre, all' inizio l' ha presa un po' così, non assaggia niente di suo per principio, ma ogni tanto gli acquista qualcosa. Anche sul fronte di abbigliamento e accessori la posizione è precisa. «Non compro più scarpe in pelle, ma neanche le scarpe con la V di vegetarian - continua Walter - Esploro anche altri canali, per esempio i mercati, dove trovare le cose che vorrei, oppure se posso le realizzo io stesso. Essere vegano per me non vuol dire solo attingere dal frigo del biologico vegan al supermercato, ma rappresenta una scelta che ti apre un modo di vita opposto, o almeno alternativo, al sistema. L' orizzonte a cui guardo è uno stile di vita più in contatto con la natura». E come reagiscono gli altri alla notizia? «Dipende: c' è chi dice che sono pazzo, chi se ne è uscito con un "adesso ci manca solo che diventi omosessuale", chi si interessa per poi concludere "io ci riuscirei mai". Ma se spieghi come stanno le cose, c' è anche chi capisce». - ANGELA PUCHETTI
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